martedì 22 gennaio 2008

RITAGLI:TRASH TALKING





Il Trash Talking, letteralmente "linguaggio spazzatura", è un'abitudine che dai primi anni '80 si è diffusa sui parquet delle grandi arene americane e molti giocatori, sopratutto i più giovani, ne hanno fatto il proprio cavallo di battaglia. Nato sui Playground delle periferie delle grandi metropoli è passato al mondo pro, anche se con qualche differenza: "Sui playground ti senti dire cose spiacevoli su tua madre o tuo padre, mentre nella NBA si usa un linguaggio più soft", dice Tyrone Hill dei Milwaukee Bucks, uno che di Trash Talking se ne intende avendo subito questo trattamento più di una volta. Larry Bird era uno dei più grandi Trash Talker da quando questo fenomeno divampa tra i Pro.Anche i giocatori più esperti spesso devono ricorrere al trash talking, per difendersi dagli attacchi dei ragazzini che, al primo impatto con la NBA, pensano di poter fare polpette dei loro avversari più esperti. Jordan cita spesso l'episodio con la guardia dei Seattle SuperSonics Gary Payton, considerato ora un "trash talker" di prim'ordine. "Quando Gary esordì nella NBA giocammo una partita contro i Sonics a Vancouver, vinsero loro e Payton giocò bene. Dopo la partita, parlando con i giornalisti, disse: 'Rispetto Jordan ma anche lui mi deve rispettare. Io posso giocare bene come lui'. Lessi la dichiarazione, la ritagliai e ne feci tre copie e dissi ad un assistant coach: 'Mettine una nello spogliatoio, una nella borsa e io mi porto a casa l'altra'. A stagione inoltrata, dopo essere scesi dall'aereo che ci aveva portati a Seattle, il coach tirò fuori quella copia e io dissi: 'Adesso sì che mi ricordo!'. Giocai quella partita come un maniaco. Lo insultavo, gli rubavo la palla, cercavo di rendergli la vita impossibile. Poi gli dissi: 'Allora, puoi giocare al mio livello, no? OK, allora adesso ti faccio vedere qual'è questo livello, OK? Pensi che sia facile? Pensi di poter arrivare tu e dominarmi? Sul mio campo? Sul tuo campo? Non fa la differenza...' Poi non dissi più una parola".





A un analogo tipo di trattamento fu sottoposto Michael Jordan nel suo anno da Rookie, dal veterano dei Boston Celtics Larry "Legend" Bird. "Larry è il più grande trash talker di tutti i tempi. Mi ha insegnato tutto quello che so su come entrare nella testa degli avversari. E' questa la differenza nel gioco tra i giovani e gli esperti. Bird era in grado di metterti in testa che le cose potevano andare come voleva lui. Io e Larry ci incontrammo nei Playoffs del 1986, nella partita in cui segnai 63 punti contro i Boston Celtics. A un certo punto mi dice: 'Michael, sto per morderti la coda. Te lo dico perchè voglio che tu capisca che è proprio quello che succederà. Ti dico che sta per succedere'. E infatti prende la palla, mi gira attorno e fa canestro. Così, corriamo dall'altra parte del campo e io gli dico: 'Ah, Larry, ti ricordi di quello che mi hai detto prima? Bene, allora guarda questo, giusto dietro di te...". Jordan si palleggiò per tre volte la palla in mezzo alle gambe, poi saltò e segno un tiro da tre giusto in faccia a Bird. "Credo che in quel momento mi guadagnai il rispetto di Larry".

Sua Maestà, Michael Jordan, è stato tra i primi posti tra i Trash Talker, naturalmente dopo Larry Bird. Tra i nuovi arrivati, Allen Iverson è certamente tra i primi posti.
Ora lo stesso Gary Payton e naturalmente Michael Jordan sono diventati oggetto di Trash Talking di gente come Allen Iverson o Stephon Marbury: è già celebre un episodio tra Michael e Allen in cui il ragazzino aveva osato sfidare MJ segnandoli in faccia dopo uno splendido crossover e l'Alieno aveva risposto facendogli notare che non era conveniente farlo arrabbiare e segnando canestri in tutti i modi possibili ed immaginabili mentre Iverson cercava di fermarlo. La NBA più di una volta ha cercato di fermare il fenomeno che si stava diffondendo rapidamente, con multe per chi dopo un canestro si rivolgeva all'avversario con il classico "in your face" ma, visto che nulla cambiava, ha preferito fare marcia indietro. Una scelta azzeccata di Stern che ha capito la vera portata della questione: in realtà si contribuisce allo spettacolo senza creare problemi tra i giocatori che una volta terminata la partita, quasi sempre, tornano amici (o colleghi) come prima.
In un'indagine fra i giocatori delle squadre della Lega fatta qualche anno fa si è scoperto che tra tutti i trash talker il più temuto e insidioso è il Playmaker di Seattle, Gary Payton del quale si dice che inizi a parlare e a prendersi gioco degli avversari (ama in particolare far loro notare la differenza tra il suo e il loro stipendio) già negli spogliatoi prima delle partite per poi proseguire fino a che non se ne sono andati tutti. Secondo è arrivato Michael Jordan, che è anche stato definito il più raffinato per i toni e i momenti in cui fa uso della sua parlantina; terzi a parimerito Charles Barkley e Reggie Miller, tra i quali ci sono però molte differenze. Sir Charles con le sue continue battute è considerato il più divertente tra i Trash Talker della NBA, mentre Reggie con i suoi irritanti comportamenti (spesso provoca la rissa, anche in allenamento) è il più fastidioso e quello che tutti vorrebbero evitare. Tra le frasi di Barkley, una diretta al religiosissimo A.C. Green è entrata negli annali del basket: "Se Dio è davvero così buono, perchè non ti ha dato un tiro in sospensione degno di questo nome?" Grandioso. Anche Timmy "Bug" Hardaway si sente un grande Trash Talker: "Se qualcuno mi segna in faccia io sono in grado di prendere la palla, segnare in due o tre modi diversi e poi spiegargli che è impossibile fermarmi. Provare per credere".
Tra i nuovi arrivati il Leader è ovviamente Allen Iverson, che fin dal primo giorno ha iniziato la sua sfida personale con il mondo, fatta di continui sfottò agli avversari.
Molti altri, in realtà, usano questa capacità di parlare per infastidire e innervosire gli avversari (ma anche con i gesti è possibile farlo, basta infatti pensare a Dikembe Mutombo e al suo celeberrimo ditone), ma non dobbiamo dimenticare quei poveretti che tutte le sere devono, al contrario, subire le angherie dei parlatori. Ma, diciamocela fino in fondo: sei i Trash Talker non ci fossero bisognerebbe invertarli.

Fabio Ferrari

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